Bambini e smartphone: mamme, papà, non mollate!
Come evitare le tentazioni da smart-genitori
Torno da quattro giorni al mare, una vacanza diversa dalle solite: meno gente, meno disponibilità economica, meno entusiasmo, meno turisti stranieri. Volevo anche meno pensieri. Di sicuro non ne volevo su bambini e smartphone.
Dopo un lockdown che ci ha lasciati abbastanza attoniti e sbatacchiati, siamo qui a leccarci le ferite, a tentare capire se siamo stati vittime di una delle più eclatanti manipolazioni della storia o se invece non abbiamo capito la gravità dell’asteroide sanitario che ci è passato accanto e che poteva causare una nuova estinzione di massa. O magari una via di mezzo. Di cose su cui riflettere ne abbiamo, insomma.
Eppure, nonostante l’evento epocale che abbiamo vissuto, spesso ancora manchiamo di riflettere sulle conseguenze delle nostre azioni spicciole sui nostri figli; e in giro si vede una superficialità comportamentale che ha dell’incredibile. In particolare per quanto riguarda bambini e smartphone.
Genitori che giurano che farebbero di tutto per i figli, che desiderano solo il meglio per loro e poi a ogni occasione ficcano tra le mani dei piccoletti i loro smartphone per farli stare “buoni”.
Scene da brivido
Sorvolando sulla quantità di scene ripetute al ristorante o in pizzeria nelle quali bambini e smartphone sono una unità indivisibile, ho visto una bimba, due anni circa, in braccio a papà sulla via verso la spiaggia, con in mano il telefonino. Ma perché? Che bisogno c’è? Senza contare che cadendo da 1 metro e 90 di altezza credo che ne resterà ben poco del telefono, non si può cantare con quella bimba? Parlare? Giocare a riprodurre i versi degli animali? Guardare insieme i cagnolini che passano? Giocare a saltare i tombini?
Ho visto anche una famiglia di 3 persone sotto l’ombrellone: mamma che leggeva il suo sacrosanto libro, papà annoiato con lo sguardo perso nel vuoto, mentre la bimba di 6-7 mesi fra le sue gambe sul lettino guardava un video musicale sullo smartphone: questo è quello che sappiamo offrire ai nostri figli? Niente passeggiata sulla spiaggia, niente piedini nell’acqua, niente vocalizzi, boccacce, sorrisi fatti insieme a specchio guardandoci negli occhi? E un’altra famiglia ancora: papà e mamma presi nella lettura (che di per se’, vivaiddio, è meravigliosa), le due bimbe di 3 e 5 anni sul lettino a guardarsi un cartone animato sullo smartphone. La scena era surreale perché i giochi delle bimbe erano perfettamente puliti e ancora all’interno della sacca trasparente: non sono nemmeno stati estratti dal loro contenitore per un tentativo di gioco! La scena era oltremodo inquietante: silenziosa, ordinata e asettica.
La scorciatoia che pesa
Sapete perché facciamo questo? Perché è la soluzione più facile e più veloce. Come copiare a scuola: perché mai dovremmo impegnarci e studiare, quando possiamo copiare? E anche come rubare: perché dovremmo lavorare e faticare, quando possiamo rubare? Questo stiamo dando ai nostri figli e questo gli stiamo insegnando: la via più facile e più veloce, a prescindere dalle conseguenze.
La mia domanda è: quando desideravamo i nostri bambini e li aspettavamo, quando li abbiamo stretti fra le braccia appena nati, grondando amore e promesse, abbiamo giurato anche di scegliere la via più facile e più breve per ripristinare ordine e silenzio?
Faceva parte delle nostre promesse quella di derubarli di quante più esperienze possibile pur di non fare fatica a educarli, far loro rispettare il silenzio e il principio di pulizia? Perché a quanto pare è quello che stiamo scegliendo tutte le volte che ficchiamo loro –ripetutamente- il telefonino in mano.
Ma cosa stiamo rubando a questi bambini? Qual è il danno della diade bambini e smartphone? Sono senza dubbio più silenziosi e puliti, ma gli stiamo rubando senza accorgercene esperienze F O N D A M E N T A L I che vanno vissute proprio a queste età. Perché vissute più avanti non saranno la stessa cosa. E forse più avanti non avranno nemmeno la voglia né lo stimolo di viverle, perché avranno perso la gioia del contatto con la realtà per immergersi (già dai 6 mesi, pazzesco!!) in una bolla virtuale che non ha niente a che vedere con la vita e la bellezza e la concretezza.
Capo d’accusa: furto
Essere al mare (e in montagna non credo sia diverso) e vivere mezze ore (che poi diventano ore, non prendiamoci in giro) con tablet e smartphone in mano significa rinunciare a capire la sabbia, il suo comportamento, le sue diverse consistenze e temperature. Significa rinunciare a vivere la soddisfazione e la frustrazione dei giochi con le formine e gli stampini.
Niente travasi e giochi d’acqua che finalmente potremmo vivere in santa pace senza paura di sporcare e sporcarsi. Nessuna corsa verso il mare, saltellando da una zona d’ombra all’altra per non scottarsi i piedi con la sabbia bollente. Niente socializzazione con le miriadi di altri bambini presenti. Zero occasioni di imparare l’educazione, il rispetto, la gestione dei conflitti con gli altri bambini quando si litiga per un giocattolo o per un gioco da fare. Niente gabbiani da osservare finalmente da vicino, quando a tardo pomeriggio planano fra gli ombrelloni in cerca di cibo. Tutto azzerato.
Poi ci chiediamo perché i ragazzi diventano dei rinunciatari, perché non hanno volontà, voglia di fare, resilienza, iniziativa, entusiasmo. Indovinate chi gliel’ha insegnato con i propri comportamenti, anche se involontariamente, guidandoli verso la noia perenne e l’insoddisfazione?
Qual è il futuro di bambini e smartphone? Il futuro che vedremo a breve sarà di bambini silenziosi e assenti che vanno a mare con un telefonino in mano, così stanno zitti per la strada; bambini con un telefonino in mano in spiaggia, così non chiedono di giocare, non disturbano, non si sporcano; un telefonino in mano quando si torna a casa, perché così stanno buoni anche se sono stanchi (di cosa??); e bambini con il telefonino in mano al ristorante, così mamma e papà possono perdersi ciascuno nei propri pensieri e mangiare in silenzio.
Non mollate!
Trovo che più che mai questo sia il momento di fare un pensiero profondo per riflettere da genitori sul nostro operato. Mamme, papà, non mollate! Non abdicate da questo ruolo che avete ricercato e scelto, un ruolo che a volte schiaccia fino a togliere il respiro da quanto è complesso, ma che è anche disperatamente più emozionante e appagante di quanto si possa mai immaginare a priori!
Le domande che fanno la differenza
Molti di noi si sono ritrovati a casa per due mesi vis-a-vis con le creature che hanno cresciuto. Bella occasione per tirare una riga e, nella bolla del lockdown, fare un po’ di verifica e pensiero ragionato. Poteva essere (e per alcuni lo è stato) un momento fantastico per farsi delle domande importanti, anche sulla relazione tra bambini e smartphone, tipo:
Sono soddisfatto del risultato che abbiamo raggiunto fin qui come famiglia? Quali sono i risultati per i quali abbiamo lavorato insieme e che abbiamo raggiunto?
Trovo che questi bimbi che ho davanti siano in linea con gli obiettivi educativi che mi ero prefissato?
Quali sono le realtà che si sono concretizzate, che però non facevano parte del mio piano educativo e che NON voglio siano un elemento della nostra famiglia?
Quali sono i comportamenti che io ho messo in opera e che hanno contribuito al risultato X che non desidero per loro e per noi?
Cosa potrei apportare di nuovo al mio piano educativo per far sì che questi piccoli umani vivano la crescita piena e armoniosa che desideravo per loro?
Quali sono le azioni che DA OGGI STESSO metto in campo per aumentare l’armonia, l’entusiasmo, la voglia di fare dei miei bambini e di questa famiglia?
Vuoi insegnare onestà e responsabilità?
Comincia tu stesso.
Nel porti le domande, sii onesto e accogli la responsabilità.
Troppo facile tirare in ballo nelle risposte un coniuge pigro, un bambino “troppo” vivace, il bullo che tormenta i nostri figli, il sistema scolastico che non funziona o l’imprevedibile Covid. Troppo facile e abbastanza inutile. Non abbiamo potere su tutto questo. Quello su cui abbiamo potere è noi stessi, come umani e come genitori: al di là di tutto quello che mi circonda, della mia situazione, della nostra situazione globale, cosa posso fare io di concreto? Quali sono le azioni che fanno la differenza nella vita dei miei figli? Quali sono i comportamenti che messi in atto da oggi e giorno per giorno faranno la differenza sul loro futuro? Queste, sì, sono domande che ci danno potere: il potere immenso di contribuire con i fatti a concretizzare una vita soddisfacente e piena per i nostri figli.